L’Unione Europea sta facendo ricorso al neo-colonialismo ideologico nel tentativo di imporre ai Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico un accordo ideologico che può costringere i Paesi in via di sviluppo a promuovere l’ideologia del genderismo.

Nella forma attualmente proposta, il contratto obbliga i firmatari, tra le altre cose, a promuovere il concetto di “gender”, non definito in nessun atto vincolante di diritto internazionale, a tutti i livelli della politica interna ed estera. Già nel preambolo del documento si dichiara che l’assicurare “l’uguaglianza di genere” è fondamentale per raggiungere uno “sviluppo inclusivo e sostenibile” Dobbiamo opporci a questo!

ACP-EU JPA.jpg © European Parliament

Il genderismo in attacco

Nel frattempo, però, il termine “gender” non è universalmente accettato non solo nei Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, ma anche nella stessa Europa. Il termine appare in un solo strumento vincolante di diritto internazionale – la Convenzione di Istanbul – che a tutt’oggi 13 Paesi del Consiglio d’Europa, abitati nel complesso dal 43% della sua popolazione, non hanno adottato.

Il neocolonialismo ideologico dell’Unione europea

L’Unione europea intende firmare un nuovo accordo di partenariato con l’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (OACPS), che è estremamente pericoloso per le sue conseguenze di vasta portata non solo per i firmatari ma anche per tutta la comunità internazionale. Il suddetto accordo deve rimanere in vigore per 20 anni e deve riunire non solo gli stati dell’UE, ma anche 106 stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico.

 

Grazie a questo accordo, l’agenda dell’UE otterrà più del 50% dei voti, il che permetterà alla maggioranza delle risoluzioni di essere approvata nell’Assemblea Generale. Il testo proposto dell’accordo, invece, prevede l’istituzionalizzazione dell’adozione di posizioni comuni e il coordinamento delle azioni sulla scena internazionale.

Una minaccia ideologica per le nazioni del mondo

L’effetto di questo accordo potrebbe essere la sottomissione, da parte dell’Unione Europea, della maggioranza degli stati dell’ONU, al fine di introdurre richieste sociali radicali, progressiste” giustificate dal contenuto dell’accordo.  La creazione di un tale blocco può quindi permettere l’adozione di richieste pericolosamente ideologiche all’ONU. Non possiamo accettare un trattamento così strumentale dei popoli dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico!

Per questo, come rappresentanti delle organizzazioni sociali di tutto il mondo, esprimiamo la nostra ferma opposizione al contenuto dell’accordo di partenariato negoziato tra l’Unione europea e i Paesi OACPS. Il contenuto dell’accordo è in gran parte radicalmente ideologico e dovrebbe essere osteggiato da tutta la comunità internazionale. Vi incoraggiamo a sostenere il nostro appello, insieme possiamo fermare questo processo!

Dichiarazione congiunta delle organizzazioni sociali sul contratto di partenariato UE-Africa-Caraibi-Pacifico, caratterizzato da un approccio ideologico.

Come rappresentanti delle organizzazioni sociali sottoscritte, esprimiamo la nostra ferma opposizione e profonda preoccupazione per il contenuto del contratto di partenariato negoziato tra l’Unione Europea e gli stati dell’Africa, le regioni dei Caraibi e del Pacifico (OACPS). Il contenuto dell’accordo è in gran parte radicalmente ideologico e dovrebbe essere osteggiato da tutta la comunità internazionale.

Nella forma attualmente proposta, il contratto obbliga i firmatari, tra le altre cose, a promuovere il concetto di “gender”, non definito in nessun atto vincolante di diritto internazionale, a tutti i livelli della politica interna ed estera. Già nel preambolo del documento, si dichiara che garantire “l’uguaglianza di genere” è fondamentale per raggiungere uno “sviluppo inclusivo e sostenibile”, e più avanti nel testo viene anche menzionato come uno dei principali obiettivi del partenariato dell’Unione europea con gli stessi paesi OACPS. Il documento afferma persino che il principio di “uguaglianza di genere” dovrebbe essere introdotto nella costituzione o nelle altre legislazioni interne pertinenti di tutti gli stati firmatari. Nel frattempo, però, il termine “gender” non è universalmente accettato non solo nei paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, ma anche nella stessa Europa. Un esempio della mancanza di sostegno a questo concetto è il fatto che, ad oggi, 13 paesi del Consiglio d’Europa, che insieme rappresentano il 43% della popolazione dell’Unione, non hanno adottato la Convenzione di Istanbul, ossia l’unico strumento vincolante di diritto internazionale in cui appare questo concetto.

Soprattutto, però, il contratto di partenariato dell’Unione europea con gli Stati OACPS è estremamente pericoloso in quanto la sua firma avrà conseguenze di vasta portata non solo per i suoi firmatari ma per tutta la comunità internazionale. Attualmente, il partenariato tra l’Unione europea e gli stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico è regolato dall’accordo di Cotonou, firmato il 23 giugno 2000 dagli allora 15 Stati membri dell’Unione e da 77 Paesi OACPS. Il contratto, che resterà in vigore per i prossimi 20 anni, includerà, oltre all’Unione Europea, 79 stati membri dell’Organizzazione dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, ossia 106 stati in totale. Visto e considerato il fatto che l’ONU ha attualmente 193 stati membri, occorre notare che questo numero va ben oltre la maggioranza semplice del 50% richiesta per votare la maggioranza delle risoluzioni nell’Assemblea Generale. Il testo proposto dell’accordo, invece, prevede l’istituzionalizzazione dell’adozione di posizioni comuni e il coordinamento delle azioni sulla scena internazionale. Come risultato, si può creare un unico “blocco elettorale”, i cui membri saranno obbligati per contratto a sostenere richieste sociali radicali e “progressiste”, giustificate dal contenuto dell’accordo. La creazione di un tale blocco può quindi permettere l’adozione di richieste pericolosamente ideologiche all’ONU.

L’adozione, la ratifica e l’applicazione delle disposizioni del nuovo contratto possono portare al superamento definitivo della resistenza di un grande gruppo di nazioni, grazie al quale il diritto internazionale vincolante continua oggi a stare dalla parte della vita umana e dei diritti umani fondamentali e a resistere alle ideologie estreme. Fino ad oggi, sono proprio gli stati dell’Africa e della regione dei Caraibi e del Pacifico che hanno bloccato l’incorporazione di richieste radicalmente ideologiche nel diritto internazionale vincolante. Questo vale, per esempio, per il rifiuto coerente del gruppo africano dell’ONU del termine “diritti riproduttivi e sessuali”, nell’ambito del quale vi sono stati ripetuti tentativi di introdurre un impegno degli stati per un accesso universale illimitato all’aborto o a una volgare educazione sessuale.

L’accordo in questione, pertanto, è un tentativo di abbattere la precedente opposizione dei cittadini degli stati africani e rappresenta un attacco alla loro sovranità. L’adozione del documento nella sua forma attuale potrebbe presto portare al riconoscimento dell’aborto come “diritto umano”, contro il volere dei cittadini della maggioranza degli stati firmatari del documento, e a costringere i paesi che proteggono la vita umana a cambiare le loro leggi democraticamente stabilite. Ciò metterebbe il sistema dei diritti umani contro l’umanità.

Per queste ragioni, esprimiamo la nostra ferma opposizione alla conclusione di accordi internazionali in nostro nome che mirino ad attuare richieste ideologiche radicali e ad esportarle in Paesi extraeuropei. Allo stesso tempo, chiediamo ai rappresentanti di tutti gli stati firmatari dell’accordo di rispettare la volontà dei loro cittadini e di rifiutare le richieste ideologiche attualmente contenute in questo documento fuorviante.

Istituto Ordo Iuris per la Cultura Giuridica

Coalition against ideological neocolonialism

Alliance for the Common Good

 

Center for Fundamental Rights

Hungary

Ciudadano Austral

Chile

U ime obitelji / In the name of the family

Croatia

Espana - Navarra Confidencial

Spain

One of Us Nederland

Netherlands

Aktionsbündnis für Ehe & Familie – DemoFürAlle

Germany

Asociația PRO VITA București

Romania

Asociación Española de Abogados Cristianos

Spain

Con Más México

Mexico

Marriage, Sex and Culture Group

United Kingdom

Pro Vita & Famiglia

Italy

International Organization for the Family

USA

Human Right and Family Policy Institute (HFI)

Slovakia

Pro-Life Action

Slovakia

Jugend fuer das Leben

Germany

Aktion Lebensrecht fuer Alle e.V.

Germany

AbortionInformation.eu / Abortusinformatie.nl

Netherlands

Association for Life and Family

Slovakia

Vsi Razom! All Together!

Ukraine

Political Network for Values

International

Femina Europa

France

Association ROD International

Bulgaria

Christian Council Inernational

Netherlands